Non mi trova assolutamente d’accordo questa tendenza (tutta italiana) di usare gli inglesismi, abbiamo la necessità di cambiare sostantivi italiani con il corrispettivo inglese, e questo lo detesto. Lo odio, mi sale il sangue al cervello.
Ma andiamo per ordine.
Mi riferisco a tutti questi “ADMINISTRATOR” anziché “amministratori”che partecipano ai “LUNCH”, o agli “INTERIOR DESIGNER” anziché “disegnatori d’interni” che sviluppano “OPEN SPACE” e “LIVING ROOM”, o ancora a questi “WEDDING PLANNER” che trovano le “LOCATION” per le loro “WEDDING CAKE” e via discorrendo. Ma cazzo, non ci si riesce proprio a parlare la nostra lingua!?!?! Non si può essere organizzatori di matrimoni che trovano il posto per festeggiare dopo la funzione e poi mangiare la torta degli sposi?
Sapete che le testate giornalistiche o le reti televisive hanno i “COMPETITOR” anziché dei semplici concorrenti? Non esiste più la concorrenza di una volta. Adesso c’è la “COMPETITION”.
Negozi di “PET FOOD” che continuano a vendere le crocchette per i cani, ma lo fanno con stile “BRITISH”.
A proposito di stile, quando gioco a pallone, capita che un mio CROSS (traversone) venga ribattuto in CORNER (calcio d’angolo) ed il LINEMAN (guardalinee) me lo conceda. Lo batto, ma un mio compagno viene atterrato con un TACKLE (scivolata) da un difensore e l’arbitro ci concede il PENALTY (rigore). Tiro e “rete” anzi GOAL (che usiamo anche noi come terminologia). Palla a centrocampo,ma appena la recuperiamo mi lanciano lungo l’OUT (linea del fallo laterale) però finisco in OUTSIDE (fuorigioco). Non è vero! Era buona la mia posizione! Mi incazzo e gli urlo “ma vaffanculo!” . Perché c’è più gusto mandarcelo nella nostra lingua.
Non sono altresì d’accordo con il chiamare il proprio negozio con i nomi (rigorosamente inglesi) più banali e scontati. Indice di scarsa creatività e cultura. Così, siamo pieni di “WORLD”, “PLANET”, “MAGIC”, “FANTASY” eccetera.
Ad esempio il negozio “PLANET SANDWICH” non poteva chiamarsi “pianeta panino”? Che male c’è? O il ristorante “OLD RIVER”, non lo avremmo scelto se si fosse chiamato “vecchio fiume”?
Il “THE CLOCK PUB” se si fosse chiamato “l’orologio” lo avremmo scambiato per un’oreficeria?
Il discorso non può estendersi alle grandi distribuzioni (McDONALD o BLOCKBUSTER o TOYS “R” US) perché hanno ovviamente un carattere internazionale e delle pretese diverse dalla latteria di quartiere.
Discorso diverso è per quelle terminologie inglesi che pur avendo il corrispettivo italiano, sono nate in un’epoca dove internet e la conseguente globalizzazione, hanno consacrato l’idioma della perfida Albione come il più diffuso ed ufficiale del pianeta.
Per fare un esempio, il termine “CHAT” con annesse “CHAT ROOM” difficilmente le avremmo chiamate “stanza delle chiacchiere” con la stessa efficacia. A volte avendo il corrispettivo è meglio usare la lingua d’origine.
Non mi trova d’accordo invece chi preferisce usare termini inglesi usandoli (in una frase ovviamente in italiano) con la grammatica inglese.
Un cantante moderno come Vasco Rossi o Tiziano Ferro, non hanno più i propri sostenitori, o gli affezionati, gli innamorati od i seguaci. No, loro hanno i FAN. O FANS. Ed è qui che comincia la mia polemica. Non vogliamo più sostenitori italiani, a loro preferiamo FAN internazionali e per farlo prendiamo in prestito termini inglesi, perché quelli italiani li troviamo obsoleti e troppo classici, o comunque poco adatti alla caratura di cotanti artisti.
Però evitiamo di imbastardire la nostra grammatica. Il termine FAN perde la propria anima (inglese) se portato in italiano, quindi non è declinabile. Non si può pluralizzarlo in italiano, perché non è una parola italiana, ma per (sacrosanta) coerenza non si potrebbe (dovrebbe) saltare da una grammatica all’altra a proprio piacimento.
Le parole sono strumenti e la grammatica è la mano che li usa, ergo, è la parola che dovrebbe adattarsi alla grammatica, e non viceversa. Sarebbe come usare un cacciavite per piantare un chiodo.
La nostra lingua già contempla la pluralizzazione di un termine senza doverlo declinare, quindi il nostro cantante dovrebbe dire “Ringrazio tutti i miei FAN” anziché aggiungere quella “S” alla fine, tanto esotica quanto fuori luogo. Non ce ne è bisogno, la nostra grammatica ci fornisce gli strumenti adatti per far capire che si sta parlando di più persone anziché di una soltanto. E’ un’esotica ridondanza.
Invece l’italianizzazione (quando non è forzata) dei termini inglesi la trovo giusta. Ad esempio “ciattare” o “chattare” ed i conseguenti “bannare” o “chiccare” (kickare), ma non sopporto la forzatura di quella pubblicità che invita a chiamare un numero telefonico dicendo “Ringa il 1254”.
Io telefono. Faccio uno squillo tutt’al più. Non ringo, voi altri non so.
In sostanza, attacco chi vuol essere esotico ed esclusivo a tutti i costi (solo per far colpo sulla propria nonna paesana), risultando solo patetico ed ipocrita, o contro chi non avendo un briciolo di cultura vuol sembrare multiculturale ed internazionale.
Abbiamo una lingua nobile, fra le più complete e ricche del mondo e della storia, ma la trascuriamo, la violentiamo e la vilipendiamo, a favore di un’alta più diffusa e di moda, ma anche infinitamente più povera e bastarda. In nome di Dante Alighieri ed Alessandro Manzoni torniamo ad usare l’italiano, e se proprio dobbiamo fare l’insegna del proprio negozio, e non vogliamo usare il tricolore, si potrebbe usare il latino. Faremmo sicuramente più cultura.
Per chiudere, capisco la volontà e necessità di ognuno di noi d’aver un carattere più europeo e moderno, ma prego ognuno di voi di guardare con occhio più critico ciò che ci circonda e vedere quanto pressapochismo c’è in giro.
Salutandovi mando a cagare tutti ‘sti “GENERAL MANAGER” e “WEB ENGINEER”.








